domenica 10 ottobre 2010

Ryokan!

che qui non e' un'imprecazione ma uno speciale tipo di albergo tradizionale, all'interno di un giardino/ parco o boschetto con piacevole ristorante tipico e ancor più piacevole onsen o ofuro che sono delle terme più o meno grandi.
oggi, fino al tardo pomeriggio ci siamo sollazzati in uno di questi posti, non troppo lontano dal Dojo. un pranzo stupendo, un parco all'altezza e delle terme con una parte al chiuso ed una all'aperto. la figata aggiuntiva e' stata la pioggia che ha reso le terme all'aperto semplicemente perfette!
alla gara non ci penso, o meglio, ci penso con la testa ma non con il cuore. durante il prolungato ammollo ho cercato di analizzare il perché di questo vuoto e mi sono venuti in mente svariati motivi:
- sto ricevendo cose più importanti e profonde di quanto possa emozionarmi la gara.
- sono stanco, bollito e con la ginocchia doloranti.
- mi restano due soli allenamenti prima di tornare.
- e' assolutamente chiaro che non c'e' nessuna possibilità' di un buon piazzamento.
- troppe cose per la testa per potermi concentrare.
so che dentro di me c'e' una parte che vorrebbe tornare a casa con un risultato importante, ma a che pro? per farmene cosa? per darlo a chi? per mostrarlo a chi? so bene che, se anche dovessi ottenere un successo (che, qui lo dico e non lo nego, per me sarebbe un terzo posto) non mi servirebbe a niente. non significherebbe nulla. non farebbe di me uno iaidoca più bravo. le gare sono uno stimolo ancor prima di una prova del livello raggiunto. ma qui di stimoli ce ne sono già cosi tanti che il resto si affievolisce e così anche il brivido di una gara in Giappone.
quindi non va bene. non va per niente bene andare al primo incontro (che deve essere come se fosse l'ultimo) senza un forte desiderio di far bene, meglio dell'altro, in definitiva senza una forte voglia di vincere!
e allora? bé, confido nella mia indole competitiva che spero si risvegli prima che sia troppo tardi, magari proprio all'arrivo al palazzetto dove si terra' la gara, dove incrocero' una cinquantina di giapponesi quarti dan che mi guarderanno come un intruso, un incapace gaijin, indegno di una loro spada antica. sara' allora che mi verrà di sicuro la voglia di far capir loro che lo spirito guerriero non e' esclusività orientale, ma che viaggia forte, molto forte, anche nelle vene di alcuni di noi.
Mi manca la mia spada! Mi manca molto il suo acciaio, la sua curva, i suoi spigoli, il suo modo di scivolarmi sulla mano sinistra, il suo peso, la sua voce. fosse qui, saprebbe aiutarmi di sicuro.

1 commento:

  1. ancora non hai capito chi è il vero nemico da battere? stolto rinsavisci!

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